Riti arcaici di risveglio della natura

Il professore Giovanni Mocchi, etnomusicologo e docente dell’Università degli studi di Pavia, autore di molti volumi, è sicuramente un volto noto presso la nostra valle in quanto assiduo frequentatore di incontri formativi e serate conviviali.

Il mondo contadino ha sempre avuto riguardo ad eventi atmosferici e ciò per meglio calibrare la propria attività; il raccolto rappresentava l’unica fonte si sussistenza per sé e per i figli. Da ciò la nascita di riti arcaici, religiosi e non, che in qualche modo si associavano a tali credenze popolari.

Già nell’antico Egitto il fiume sacro, il Nilo, portando con sé il limo, dava la possibilità alle popolazioni di avere abbondanze di frumento. Per questo, qualsiasi evento astrale (eclissi o comparse di comete) dava adito al gran sacerdote di fare profezie e, in qualche caso, sacrifici.

Anche nell’antica Grecia si seguivano talune credenze che rappresentavano al meglio l’abbondanza dei frutti della terra.

In epoca più recente, in Irlanda e in Europa (Scandinavia e Germania), sono fioriti riti celtici e, ancora oggi, vengono analizzati da studiosi.

Anche l’avvento di alcune dittature in Europa fu in qualche modo incoraggiato da riti esoterici che dovevano propiziarne l’ascesa e, in qualche caso, far rivivere l’età eroica dei Nimbelunghi.

In Europa i riti e le leggende sopravvivono in alcuni paesi: Romania, Austria, Italia, Spagna.

Tra gli eventi legati a questi riti, in Italia sono da ricordare i seguenti: in Lombardia (Valle Seriana, valle Camonica) scene rupestri; Campania e Basilicata: fuochi e carri allegorici.

Ancora oggi feste paesane come il Carro di Mirabella Eclano in provincia di Avellino ed i Gigli di Nola in provincia di Napoli sono riti che propiziano l’entrata della nuova stagione.

E’ appena il caso di ricordare che nelle piazze di molti paesi della Basilicata tra il 15 ed il 30 di gennaio vengono bruciate cataste di legna per scacciare l’inverno e dare il benvenuto alla primavera.

 
Simone Bonetti (Pro Loco Ardesio)

 


Prof. Giovanni Mocchi (Università degli studi di Pavia)