Il Consiglio di Valle ed il suo simbolo, il gattopardo.

Incontro con Mino Scandella

La serata, a lungo preparata e attesa con grande interesse, ci apre una finestra sulla storia del ‘400 e del secolo successivo nel territorio bergamasco e le alterne guerre non solo tra la Signoria di Milano e la Serenissima, ma anche tra i potentati bergamaschi per avere la supremazia o per liberarsi del giogo della città.

Clusone ebbe un ruolo importantissimo che la portò ad avere la supremazia sulla Valle Seriana.

Noi abbiamo scelto per il nostro gagliardetto alcuni simboli: il territorio della Valle Seriana (in bianco nel profilo territoriale dell’attuale Provincia di Bergamo in blu), l’orologio Fanzago del 1583, oggi riconosciuto simbolo della Città di Clusone, e il gattopardo o leopardo rampante, simbolo del potere politico esercitato da Clusone sul territorio della Valle.

 

 

Il Maestro Mino ha fatto un dotto percorso attraverso la storia non tralasciando dettagli importanti e particolari, mettendo poi a fuoco la storia di questo simbolo.

 

 

Qui di seguito riportiamo una parte della sua presentazione:

L’ “arma“ è composta da uno scudo di tipo “moderno/francese” caricato al centro di una sola figura: un leopardo illeonito (il leopardo in araldica non esiste, solo il leone è citato, quindi sarebbe più giusto definirlo un leone illeopardito…) rampante ritto sull’asse longitudinale, lingua fuori, testa di fronte, coda rivolta sul dorso e ripiegata all’infuori. Il mantello del leopardo è chiazzato di macchie ma nelle riproduzioni, specie in affresco, tendono a scomparire.

Secondo lo stemmario bergamasco del Camozzi è definito come: “ leopardo lionato rampante”

Il Baldi con il Crollalanza lo definisce come “Pardo, geroglifico (simbolo) dell’astuzia per la pelle di vari colori macchiato”.

Il nostro leopardo rampante è, secondo l’araldica definibile, come “arma di comunità” paragonabile a quello di un ente territoriale come la provincia, e di “concessione” rilasciato da un “signore” superiore all’ente stesso.

Non è facile definirne l’origine, gli stessi Statuti di Valle disponibili, non ne fanno alcun cenno. E’ difficile stabilire l’epoca esatta nella quale s’iniziò a utilizzarlo.

Potrebbe essere un’ipotesi plausibile, ma non provata, che s’incominciasse ad usare l’ “arma del leopardo” dopo la metà del XIV sec. quando, nella terra bergamasca, furono riconosciute le “valli esenti” in parte separate dalla città, con l’istituzione dei vicariati di valle.

Nel 1369 esiste ad esempio un Vicariato della Valle Seriana Superiore ma non sappiamo se usasse uno stemma e quale fosse.

Meglio usare elementi storici con un certo fondamento.

Ad esempio Bernardino Baldi, citando la “Cronica di Castello Castelli” sulla lotta tra Guelfi e Ghibellini in Bergamasca alla fine del 1300, così riferisce: “ Nella fatione de guelfi prende la Valle l’impresa (lo stemma) del Pardo (leopardo) lasciando quella della rosa alla comunità”

Ossia in altre parole: “quando i Guelfi prevalsero, scelsero per la Valle Seriana Superiore l’arma del leopardo lasciando alla città di Clusone quello della Rosa (ancora oggi è lo stemma di Clusone).

In questa interpretazione, tenuto conto che la cronaca del Castelli riguarda gli anni 1378-1407, si può affermare che, nel primo decennio del 1400, quando i Guelfi prevalsero, nel 1407-1408 con la dominazione di Pandolfo Malatesta, il quale confermò i privilegi alla Valle Seriana Superiore già concessi dai Visconti, nella nostra alta valle si cominciò ad usare l’arma del leopardo rampante.

Il piccolo scudo-arma che si trova sulla facciata del palazzo comunale di Clusone, sopra la prima arcata a sinistra, accanto alla torre dell’Orologio, sotto l’affresco votivo malatestiano dipinto più in alto a destra, è di quello stesso periodo (primo quarto del 1400).

Sicuramente lo stemma del leopardo della Valle Seriana Superiore fu usato nella prima parte della dominazione veneta dopo la “dedizione“ del 1427 e alcuni vicari-podestà la abbinarono al proprio stemma di famiglia.

Lo testimonia, sempre sulla facciata del palazzo comunale clusonese, la targa marmorea del vicario Donato de Sancto Piligrino nominato dalla città di Bergamo per estrazione a sorte, il 4 gennaio 1467.

A sinistra c’è lo stemma personale a dx quello del leopardo di valle.

 

Anche dopo il 1477, quando la Valle ebbe il privilegio di nomina di un podestà veneziano, l’arma di Valle fu utilizzata, ma separatamente rispetto allo stemma del vicario.

Risale a quel periodo un sigillo che riporta le parole “COM. VALLIS SERIANE SUPERIORIS

Dopo le guerre d’Italia nel primo ventennio del XVI sec., quando Venezia riprende il controllo della bergamasca, lo stemma fu ripristinato: quello grande sopra l’ultima arcata a destra del palazzo comunale, risale proprio al primo ventennio del XVI sec. ed è posto accanto a quello dei nobili Casati podestà di valle con i francesi.

Quest’ultimo stemma fu scialbato (fu recuperato solo nel 1970) e accanto si dipinse quello della V.S.S.

Con l’introduzione della stampa, il leopardo comparve su alcuni documenti a stampa (ordini, calmeri) accanto al leone veneziano. Lo troviamo anche sulle fedi di sanità stampate nel 1630 all’epoca della peste. Il piccolo scudo in pietra dipinta con l’arma della Valle che vediamo al centro della vecchia edicola viscontea con cornice in pietra, sormontata da una piccola Madonna con Bambino, sempre sul palazzo comunale clusonese, risale probabilmente all’inizio del XVII sec.

Gli affreschi quattrocenteschi sulla facciata e all’interno di palazzo Bonicelli della Vite (casa Pasinetti) a Clusone offrono la possibilità di nuove considerazioni sullo stemma della Valle Seriana Superiore (leopardo illeonito rampante).

Sulla facciata di via De Bernardi c’è uno stemma: in uno scudo triangolare a bordi arrotondati (modello XIII sec.) si vede effigiato un leone rampante con la criniera così ridotta da renderlo vicino al nostro leopardo rampante.

Potrebbe essere uno dei primi stemmi della Valle Seriana Superiore o un precursore adottato dai Bonicelli prima che si unissero ai Viti – della Vite sempre di Clusone.

Lo stemma è probabilmente verso la fine degli anni 70 del XV sec.

I Bonicelli, una famiglia di spicco nella Clusone quattrocentesca, guelfa, con notai e uomini di legge, si legò a Bartolomeo Colleoni negli anni 50 del 400 ed era sostenitrice del dominio veneziano e dell’autonomia della Valle: potrebbe aver contribuito alla scelta dello stemma.

Sulla parete interna di una stanza dalla parte di via Carpinoni, c’è un notevole affresco che sulla destra illustra una scena di caccia al cinghiale mentre a sinistra mostra una scena complessa: un giovane con bastone regge lo scudo con lo stemma dei Della Vite-Bonicelli senza leoni affrontati, sopra di lui un cartiglio con la scritta “Dum iustus iudex sederit super petram non adversabitur sibi qui con(tra) malig(um)” ossia “Finché il giusto giudice siederà sopra la pietra niente di malevolo gli si opporrà”.

Sopra è dipinto lo stemma dei Colleoni.

Accanto, un leopardo con collare e guinzaglio (addomesticato) si oppone a destra al centauro Nesso che trasporta Deianira (moglie di Ercole che ne causerà la morte grazie all’inganno del centauro).

Il centauro nella simbologia 400esca rappresenta il dominio degli istinti sulla ragione, sintesi di tutti i vizi.

Fa il paio con il cinghiale braccato dai cacciatori dipinto accanto. In mezzo si vede uno stemma sconosciuto molto danneggiato, forse quello del podestà Taiapietra che resse la Valle nel 1478.

E’ il leopardo che ci interessa insieme alla frase latina sul “giusto giudice” sopra lo stemma Bonicelli retto dal giovane.

Il leopardo addomesticato (che rampante figura nello stemma della V.S.S.) in questo caso rappresenta la salvaguardia del “giusto giudice” ossia delle leggi (delle quali i Bonicelli erano esperti e consulenti) che sotto Venezia governano la terra di Bergamo (si vede sulla facciata di via Carpinoni il leone di S. Marco posto proprio sopra lo stemma dei Bonicelli) e che garantiscono i privilegi riservati alla Valle Seriana Superiore come valle “esente e separata “ rispetto alla città.

Mi sembra di poter concludere, rispondendo alla domanda “Perché proprio un leopardo nello stemma di Valle? “ che probabilmente i Bonicelli della Vite proposero o parteciparono alla scelta dello stemma nel 1470-80 e attribuirono al leopardo rampante il simbolo e significato di rappresentare e difendere la Valle Seriana Superiore e le sue leggi che garantivano una parziale autonomia contro la cupidigia e la prepotenza del “centauro-cinghiale della città. Quindi un simbolo non semplicemente araldico, ma con un significato politico preciso.

Al termine della serata tutti i presenti hanno tributato un meritatissimo applauso a Mino per la precisa e approfondita ricerca che ha svolto per poter tenere questa conferenza molto specifica.

Ringraziando Mino, gli abbiamo poi consegnato il “nostro” gattopardo e l’unico libro che probabilmente non ha: “Sergio Mulitsch di Palmenberg: forte come un sogno”, libro scritto da Marco Carminati per raccontare la storia di Sergio Mulitsch e della nostra lotta contro la poliomielite.

 

 

Videoteca

Video della serata (46′)
Riprese di “Grafica Fantoni” Clusone